Ora è poco, l’ultima fonte l’orizzonte incerto ha nascosto allo sguardo, che spesso volge indietro, e con pari costanza innanzi, alla strada a venire, gli stivali che affondano nella sabbia rovente.
Intorno, il deserto. Miraggi promettono talvolta sollievo alla marcia dell’incauto, ma ognuno è meno credibile del precedente. Son palme, là in fondo, è l’oasi, il villaggio, o il tremolio caldo delle dune? È scoramento, per quest’incerta visione? Per l’acqua mai bevuta o per quella che non disseta, o ancora per quella avuta sempre a mezzi sorsi?
È struggente dolcezza, ancorché dimidiata continuamente e fuori dal tempo, che mal s’adatta ai cambi d’abito. È un bicchiere vuoto appiccicato alla mano che l’incauto protende in un gesto spastico, perché la pioggia cada un po’ anche lì dentro; ma il caldo sùbito l’asciuga, e se ti pare di berne, pure resta in bocca l’arsura della sabbia del deserto.
Franz Leuchturm, 1986 – trad. Alessandra Errati | Dali’s Desert © Caitlin Binkhorst